Per rendere i Bilanci di Sostenibilità diffusi e condivisi riteniamo utile equilibrare alcuni contenuti, personalizzare la narrazione e sviluppare una efficace interazione partecipata.
Il Bilancio di Sostenibilità deve rappresentare una Impresa Equa a e Sostenibile (IES).
La Ricerca “Sostenibilità Sommersa”, presentata Roma il 6 ottobre 2017 alla presenza di 60 Imprese ha proposto una analisi “originale ed innovativa” per verificare l’efficacia dei Bilanci di Sostenibilità per evidenziare al pubblico (Consumatori e PMI) il valore ultra finanziario delle attività produttive e migliorare l’educazione diffusa allo sviluppo sostenibile.
L’analisi di 125 Bilanci di Sostenibilità aggregati ha evidenziato le attività più ricorrenti che sono state messe, prima, a confronto con le attività più attese da Consumatori e PMI e, poi, con le attività più auspicate da Consumatori e PMI, orientate agli indicatori BES (Benessere Equo e Sostenibile) dell’ISTAT.
Tanto il primo quanto il secondo confronto hanno confermato una consistente differenza tra le attività ritenute più idonee da parte delle Imprese e quelle attese-auspicate da Consumatori e PMI.
La prima innovazione da inserire nei Bilanci di Sostenibilità è l’orientamento agli indicatori per misurare il Benessere Equo e Sostenibile, realizzati dall’Istat ed inseriti nel Documento di Economia e Finanza (oltre che nella Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile); occorre dare un’alternativa al PIL, considerato che i parametri sui quali valutare il progresso di una società non possano essere esclusivamente di carattere economico. Infatti accade con frequenza che l’aumento del PIL comporti anche l’aumento delle povertà e delle disuguaglianze che invece dovrebbe contrastare.
PRIMO OBIETTIVO:
Determinare in maniera individuale i criteri di costruzione dei Bilanci di Sostenibilità orientati agli indicatori BES, sviluppando informazioni quantitative per garantire risposte concrete e comparabili agli stakeholder, Consumatori in testa.
SECONDO OBIETTIVO:
Mettere al centro i Consumatori. Ritenere primari gli interessi dei Consumatori non può essere considerato di parte, perché i Consumatori sono Cittadini, costituiscono le Comunità, vivono nel Territorio e risentono dell’Ambiente, difendono le Biodiversità, determinano le Istituzioni, animano il Mercato. Sono insomma i protagonisti di tutti gli aspetti qualificanti della sostenibilità e, quindi, ogni politica relativa alla sostenibilità dovrebbe tenerne conto.
Non si discute l’importanza del rispetto dei diritti umani, più impellente nel terzo mondo.
Non si discute l’importanza di asset come le risorse umane (salute, sicurezza e condizioni di lavoro, formazione, parità e diversità, ecc.), come gli investitori e gli azionisti, come la catena di fornitura, come i consumi energetici e la gestione dei rifiuti in Azienda, i sindacati, la lotta alla corruzione attiva e passiva, la legalità ed altro. Questi sono tutti asset aziendali, cioè sono strumenti che ottimizzano prima di tutto i risultati dell’Impresa e il suo benessere, poi concorrono al benessere diffuso.
Questi asset aziendali sono parte vitale di un Bilancio di Sostenibilità; non possono però confondere, sommergere gli interessi dei Consumatori, dei Cittadini, che devono rimanere in prima linea. Non possono rappresentare oltre i due terzi delle azioni implementate nel nome della sostenibilità. Dovrebbe essere preferita la sostenibilità “altruista” rispetto a quella “egoista”. Oggi non è così.
Uno squilibrio che non tiene adeguato conto di quanto la risposta positiva dei Consumatori per una vantaggiosa politica di sostenibilità possa contribuire al successo commerciale dell’Impresa; senza l’apprezzamento dei Consumatori, che determina la decisione di acquistare prodotti e servizi, l’efficienza di un’Impresa vale poco.
TERZO OBIETTIVO:
Diversificare la struttura e focalizzare la narrazione in maniera più mirata alla propria realtà è fondamentale per redigere un bilancio meglio riconoscibile e assimilabile; per ottimizzare la valutazione e l’apprezzamento è necessario fornire maggiori dati che rendicontino fatti e risultati in maniera puntuale e confrontabile; esattamente come accade per i bilanci di esercizio, conto economico e stato patrimoniale.
Infatti, la precisazione “individuale” (riportata nel D. Lgs. 30/12/2016 n. 254 – confermata dall’Europa il 5 luglio 2017) evidenzia la necessità, più volte consigliata, di non omologarsi, di essere attenti alla proprie specificità (interne ed esterne) potendo rimanere liberi di costruire la propria politica di sostenibilità, quindi il proprio Bilancio, avendo a disposizione tracce generiche e non vincolanti. Quindi l’orientamento consiglia di preferire la personalizzazione qualificante e distintiva piuttosto che l’adozione rassicurante del modello prevalente.